//Bing Web master tools

AI per l’editoria (webinar)

Negli ultimi anni, l’AI per l’editoria ha smesso di essere un semplice “esperimento” ed è diventata una presenza quotidiana nel mondo dell’editoria. Il GenAI Communication Industry Report conferma che l’80% degli operatori media utilizza strumenti di AI generativa per scrivere, revisionare e persino produrre immagini e video.
Ma la vera rivoluzione non riguarda solo la produzione: sta cambiando anche il modo in cui i lettori scoprono e consumano i contenuti, con risvolti profondi per SEO, qualità dell’informazione e modelli editoriali.
In questo scenario si inserisce il progetto Librarian, il chatbot bibliotecario creato da CMI Customer Management Insights insieme alla piattaforma Crafter AI, protagonista del webinar con la direttrice Letizia Olivari.

Intelligenza artificiale per la gestione dei contenuti: cosa cambia davvero

Secondo Letizia Olivari, l’impatto dell’AI nelle redazioni è ormai evidente, anche se l’Italia mostra ancora una certa lentezza nell’adozione avanzata.
Tra gli usi più diffusi dell’intelligenza artificiale per la gestione dei contenuti:

  • Trascrizione automatica delle interviste: un’attività un tempo molto onerosa per i giornalisti.
  • Generazione di sottotitoli per dirette e video.
  • Sintesi di contenuti già prodotti, adatta a formati web o social.
  • Traduzione multilingua per ampliare la fruizione internazionale.
  • Fact-checking automatizzato e analisi dei dataset a supporto del giornalismo investigativo.

Un’indagine dell’Ordine dei Giornalisti realizzata con l’Università LUMSA conferma che, nonostante la familiarità crescente con gli strumenti di AI, l’adozione è ancora bassa in attività come scrittura autonoma o generazione di immagini, mentre traduzione e trascrizione sono pratiche ormai consolidate.La tecnologia, sottolinea Olivari, non sostituisce il giornalista: rimangono imprescindibili verifica delle fonti, deontologia e responsabilità editoriale. L’AI è uno strumento potente, ma va governato.

Accordi tra editori e OpenAI: opportunità o rischio?

Tra i possibili scenari applicativi delle soluzioni di intelligenza artificiale per la gestione dei contenuti fa riflettere la scelta di molti gruppi editoriali, in Italia e all’estero, di siglare accordi con OpenAI per permettere l’uso dei propri archivi nell’addestramento dei modelli generativi.

Questa scelta, secondo Olivari, presenta luci e ombre:

I rischi

  • Omogeneizzazione delle fonti: se tutti i modelli leggono sempre gli stessi contenuti, il pluralismo informativo si assottiglia.
  • Disintermediazione: se la risposta arriva dal modello e non dall’articolo originale, il ruolo del giornalismo rischia di indebolirsi.

Dipendenza tecnologica da sistemi esterni, spesso opachi.

LE OPPORTUNITÅ

  • Definire modelli di addestramento più etici e regolamentati.
  • Creare nuovi servizi per gli editori, basati su utilizzi controllati dell’AI.

È un tema ancora aperto: “La tecnologia è qui per restare”, afferma Olivari. “Dobbiamo lavorarci, non subirla”.

Sta cambiando anche il pubblico: la fruizione diventa immediata e conversazionale

Gli answer engine (Google AI Overview, ChatGPT, Perplexity) sono ormai la prima porta d’ingresso all’informazione. Prima ancora di cliccare sui risultati, il lettore riceve una risposta sintetica e — spesso — sufficiente.

Questo fenomeno genera tre effetti:

  1. Calo di traffico verso le pagine originali: se la sintesi basta, il lettore non approfondisce.
  2. Riduzione del tempo dedicato alla ricerca: ci si aspetta immediatezza assoluta.
  3. Analytics meno interpretabili: come capire cosa è stato davvero letto, se la fruizione avviene “a monte”?

Questi cambiamenti richiedono agli editori di ripensare la scrittura in funzione delle soluzioni di intelligenza artificiale per la gestione dei contenuti, rendendo gli output editoriali:

  • più modulari,
  • più navigabili,
  • più simili a un formato domanda–risposta,
  • più adatti alla lettura da parte delle intelligenze artificiali e degli answer engine.

Casi di utilizzo innovativi dell’intelligenza artificiale per la gestione dei contenuti

Nel panorama internazionale emergono use case interessanti:

  • The Washington Post: ha introdotto una sezione dedicata, una “AI” che aiuta i lettori a orientarsi nelle notizie, risponde a domande e suggerisce approfondimenti.
  • Corriere della Sera: utilizza l’AI per la lettura audio degli articoli e, per gli abbonati, per ricerche e suggerimenti personalizzati.
  • Testate del Sud-Est asiatico: sperimentano sistemi per il fact-checking automatico su dataset complessi.

Un caso citato come particolarmente vicino all’esperienza di CMI è quello di Gartner, che ha lanciato un assistente AI per la consultazione delle proprie ricerche.

Il progetto CMI: Librarian, il chatbot bibliotecario

Già nel 2021 CMI aveva sviluppato Library, una knowledge base composta da circa 500 domande e risposte sulla customer experience. Una risorsa preziosa, ma difficile da consultare con gli strumenti tradizionali.

Da questa base nasce l’idea di utilizzare una soluzione di intelligenza artificiale per la gestione dei contenuti:  Librarian, il chatbot bibliotecario creato con Crafter AI.

Come funziona Librarian

  • Viene addestrato sui contenuti certificati di CMI: knowledge base, articoli, interviste, ricerche, whitepaper.
  • Analizza la domanda dell’utente, identifica il tema e recupera i contenuti più pertinenti in pochi secondi.
  • Crea connessioni intelligenti suggerendo approfondimenti correlati.
  • Aggiorna dinamicamente i suoi contenuti man mano che CMI pubblica nuovo materiale.
  • Offre micro-percorsi formativi personalizzati a partire dalle domande.
  • Aiuta la redazione stessa a capire quali temi interessano di più ai lettori.

Inoltre, Librarian mantiene uno stile coerente con l’approccio editoriale di CMI: non è una “AI generalista”, ma un assistente costruito sulla conoscenza specialistica del settore.

Perché non usare ChatGPT o Gemini? La differenza tra AI generalista e AI esperta

Letizia Olivari risponde a una delle domande più spontanee:

“Ma le stesse informazioni non si potrebbero chiedere a ChatGPT?”

La risposta è no, e per motivi rilevanti.

ChatGPT fornisce risposte… probabilistiche

  • Legge un immenso corpus di dati, ma non sempre aggiornato.
  • Non garantisce coerenza con il linguaggio del settore customer experience.
  • Non è allineato all’approccio specifico di CMI.
  • Potrebbe inventare esempi o casi studio non presenti nel patrimonio informativo della testata.

Librarian invece è un esperto:

  • Risponde solo sulla base dei contenuti verificati CMI.
  • Mantiene lo stesso tono editoriale.
  • Rende accessibili ricerche recenti non ancora digerite dai modelli generalisti.
  • Propone percorsi, correlazioni, interconnessioni.
  • Non rischia allucinazioni

.

In sostanza è la differenza tra un’enciclopedia generica e un bibliotecario che conosce ogni dettaglio dei tuoi archivi.

Librarian è un caso pionieristico in Italia, e secondo Olivari può ispirare:

  • scuole,
  • università,
  • editori,
  • aziende che producono contenuti specialistici.

Il potenziale è enorme: l’AI permette di creare nuovi modi di esplorare la conoscenza, valorizzando le competenze umane e liberando tempo dalle attività ripetitive.

Conclusione

Se il timore che l’AI possa sostituire il lavoro umano è ancora diffuso, secondo Letizia Olivari la direzione è opposta: l’intelligenza artificiale per la gestione dei contenuti mette ancora più in evidenza il valore delle competenze umane. In molti settori, il lavoro si è appiattito sulla routine e l’arrivo dell’AI ci costringe finalmente ad “alzare la testa”, a sviluppare capacità critiche, interpretative e analitiche che nessun algoritmo può replicare. Il progetto Librarian ne è la dimostrazione: quando l’AI è governata, addestrata su contenuti verificati e integrata con una visione editoriale solida, diventa un alleato strategico. Migliora la fruizione dei contenuti, aumenta l’engagement, valorizza archivi e know-how, supporta il lavoro delle redazioni e preserva l’identità di chi quei contenuti li crea. Non è un sostituto del giornalista, ma un acceleratore di qualità e conoscenza.