Disruptive innovation – Ricordo una citazione del venture capitalist Paul Graham che, nonostante siano passati più di 10 anni, trovo ancora illuminante e particolarmente adatta alla situazione che stiamo vivendo in questa pandemia: “It turns out the rule ‘large and disciplined organizations win’ needs to have a qualification appended: ‘at games that change slowly.’ No one knew till change reached a sufficient speed.”

In Italia, paese di passanti ferroviari che impiegano 30 anni a diventare tali, credo che partiamo con un paio di metri di svantaggio per quanto riguarda il cambiamento nelle organizzazioni. 

La tanto decantata capacità degli italiani di innovare, il made in Italy, la vivacità del tessuto imprenditoriale, la capacità di risparmio delle famiglie, la proverbiale prudenza delle banche, … sì è tutto vero, sono armi che l’Italia può usare per recuperare una crescita che i dati che arrivano dal mercato dicono non è ancora iniziata. 

Disruptive innovation: ma come ce la caviamo con i giochi nei quali le regole cambiano rapidamente?

Mi sono sentito ripetere spesso che il modo migliore per vincere un gioco è essere quelli che le regole le fanno più che essere quelli che le regole le seguono. E’ evidente però che i cosidetti shift di paradigma, quantum leap, la disruptive innovation oggi si esercitano comunque in mercati sovraffollati di venditori e disertati dai compratori. 

Credo però che questo sia il momento migliore per un azienda per sfuggire alla guerra dei prezzi con i propri competitors. 

In realtà questo è un momento nel quale c’è grande liquidità e gli investitori che sono usciti dalle borse premono per rientrare. Certo per loro mettere soldi in qualcosa che se va bene farà l’1% meglio della media non è una gran prospettiva.

L’invito a creare nuovi mercati a basso livello competitivo è molto forte. 

Per chi conosce il modello di business del Cirque du Soleil è più facile intuire la cosa. Chi avrebbe pensato di investire in un business come il circo 36 anni fa? Il Cirque du Soleil non solo ha investito nel business del circo, ha semplicemente stravolto le regole creando un nuovo mercato che non è in competizione con il circo tradizionale. Non a caso hanno coniato il payoff: “There has never been a better time to dream”. 

Alla fine, dietro ogni azienda, dovrebbe esserci il sogno imprenditoriale di che l’ha creata (o di chi ne ha ereditato il timone) e quando ci si accorge che alcuni collaboratori non sanno quale sia il sogno o non lo ricordano più, beh … allora ricordate loro che “There has never been a better time to dream”.