L’intelligenza generativa sta cambiando la fruizione dei contenuti e il mestiere del giornalista.
Non si tratta di una rivoluzione lontana o ipotetica, ma di una realtà già in corso nelle redazioni di tutto il mondo, come emerso durante il recente webinar AI in redazione, organizzato da Athics.
L’incontro ha visto protagonisti Andrea D’Ambrosio (Caporedattore di Sky TG24), Letizia Olivari (Direttrice di CMI Customer Management Insights) e Pierluigi Sandonnini (Senior Web Editor di Digital 360), che hanno discusso delle opportunità, delle sfide e delle responsabilità che l’intelligenza generativa introduce nel campo dell’informazione.

Intelligenza generativa in redazione: tra produttività e sfide etiche

Come ha sottolineato Andrea D’Ambrosio, il mestiere del giornalista è già in cambiamento da tempo, in particolare con l’avvento dei social network. L’intelligenza generativa, tuttavia, rappresenta un salto significativo: è accessibile, intuitiva e permette a chiunque di generare testi, immagini o contenuti multimediali con pochi clic.
Pierluigi Sandonnini ha condiviso l’esperienza del gruppo Digital 360, dove l’intelligenza generativa è entrata “come un ciclone”. Nelle redazioni vengono utilizzati strumenti basati sull’AI per rielaborare comunicati stampa, tradurre contenuti, creare white paper e persino generare trascrizioni da file audio. Questi strumenti migliorano l’efficienza e liberano tempo per attività a più alto valore aggiunto.
Ma l’efficienza produttiva non deve compromettere il rigore giornalistico. Come ha sottolineato Letizia Olivari, è essenziale che i professionisti mantengano il controllo degli strumenti, governando l’AI piuttosto che subirne l’influenza. “L’uso della tecnologia non deve farci dimenticare le nostre capacità umane, come il giudizio critico,” ha affermato Letizia Olivari.


rischio Fake news e disinformazione


La capacità dell’AI di generare contenuti realistici pone una sfida seria: la proliferazione di fake news. Episodi recenti, come le immagini manipolate utilizzate nella campagna elettorale statunitense, dimostrano quanto sia urgente il problema.
Andrea D’Ambrosio ha raccontato l’impegno di Sky TG24 nel contrastare questo fenomeno. Attraverso il progetto europeo Effort Trust, in collaborazione con la Fondazione Bruno Kessler, la redazione contribuisce allo sviluppo di una piattaforma AI per identificare contenuti falsi o fuori contesto, sensibilizzando anche il pubblico a riconoscere le manipolazioni digitali.
Letizia Olivari e Pierluigi Sandonnini hanno ribadito l’importanza del controllo delle fonti e dell’educazione del pubblico. In un’era in cui chiunque può pubblicare notizie e accedere all’AI, il giornalista assume un ruolo ancora più cruciale: essere un mediatore, un garante della veridicità delle informazioni.


l’intelligenza generativa cambia la fruizione dei contenuti


Se il giornalismo è in trasformazione, lo è anche il modo in cui il pubblico consuma notizie e contenuti. L’introduzione di chatbot e assistenti basati su intelligenza artificiale e l’accessibilità all’intelligenza generativa sta cambiando la ricerca delle informazioni: non più semplici elenchi di link, ma risposte dirette, rapide e “apparentemente” autorevoli.
Questo fenomeno, come evidenziato da Letizia Olivari, rappresenta una sfida: la facilità di accesso alle risposte rischia di alimentare una lettura superficiale, in cui il senso critico viene meno. Anche Pierluigi Sandonnini ha sottolineato come le big tech stiano trasformando il modo in cui cerchiamo e interpretiamo le notizie. La capacità di distinguere le fonti e contestualizzare le informazioni diventerà sempre più cruciale.


Conclusione: il fattore umano fa la differenza


In questo scenario in continua evoluzione, l’intelligenza generativa rappresenta un supporto straordinario per il giornalismo, ma non ne sostituisce il valore umano. Come emerso dal webinar, il giornalista resta insostituibile nella verifica delle fonti, nell’interpretazione dei fatti e nell’esercizio della creatività.
L’intelligenza generativa può aumentare la produttività e migliorare l’accessibilità all’informazione, ma spetta ai professionisti custodire la verità, contrastare la disinformazione e riaffermare il proprio ruolo come mediatori affidabili.
Il futuro del giornalismo, dunque, non è solo nelle mani della tecnologia, ma soprattutto nella capacità dei giornalisti di governarla con competenza ed etica.